SOLO CON IL SI LA SVOLTA!
Vi ricordo che il 25 26 giugno abbiamo la possibilità votando si di cambiare la storia del nostro paese, sarà il primo passo verso il federalismo .
la scelta di approvare la riforma attraverso il referendum popolare è la più democratica possibile
perché saremo noi a decidere, per questo è giusto sacrosanto importante fare informazione e chiarezza abbandonando le ideologie (destra o sinistra).
Per questo vi invito a leggere un riassunto su questa riforma.
Referendum devoluzione
25-26 giugno VOTA SI
IL DECALOGO DELLA RIFORMA
COSTITUZIONALE
I Viene ridotto il numero dei parlamentari: da 950 a 773, con significativo
risparmio per le finanze pubbliche.
II Saranno i cittadini, e non più i palazzi della politica, a scegliere maggioranza
parlamentare, coalizione di governo e primo Ministro: è il premierato.
III Non più due Camere identiche, l'una doppione dell'altra. Ora il Senato sarà
federale ed avrà una sua funzione specifica: rappresentare le esigenze delle
Regioni. La Camera si occuperà di quelle dello Stato.
IV Semplificato il procedimento legislativo. Non più lunghi e ripetuti passaggi di
testi fra le due Camere, ma ciascuna Camera approverà le leggi nelle materie di
propria competenza. Il risultato sarà la riduzione dei tempi e dei costi per le casse
pubbliche.
V La legge dovrà stabilire limiti al cumulo delle indennità parlamentari con altre
entrate.
VI I regolamenti parlamentari dovranno tutelare i diritti delle opposizioni: ora
questo non è previsto.
VII L’ordinamento evolve in senso federale, come sta avvenendo in molti Stati
moderni: viene riequilibrato il riparto delle competenze tra Stato e Regioni per
garantire migliori servizi ai cittadini, senza compromettere l’unità del Paese. Alle
Regioni vengono devolute particolari funzioni in materia di istruzione, sanità e
polizia locale. Tutte avranno le stesse opportunità, senza penalizzazioni per
alcune aree rispetto ad altre e senza la differenziazione tra le Regioni, prevista
dalla riforma del 2001. Si avrà quindi un federalismo equo, solidale ed equilibrato.
VIII Tutte le leggi regionali dovranno rispettare il criterio dell'interesse
nazionale, non più previsto a seguito della riforma del 2001.
IX Sulle modifiche alla Costituzione sarà sempre possibile chiamare i cittadini
ad esprimersi, mentre ora ciò non avviene se tali modifiche sono state approvate
dalle Camere con la maggioranza dei due terzi.
X Aumentano le garanzie per i comuni e le province, gli enti più vicini ai
cittadini: potranno ricorrere alla Corte costituzionale in caso di lesione delle
proprie competenze.
Altre informazioni le trovate a questo sito ( TESTO DELLA RIFORMA ,
CONFRONTO COSTITUZIONE VIGENTE):
Il risparmio con la Devolution
La riforma della costituzione recentemente approvata dal parlamento italiano,
che passa sotto il nome di devolution, trasferisce alle regioni la competenza su
sanità,istruzione e polizia locale, che quindi ora potranno essere adattate alle caratteristiche del territorio.
E’inoltre prevista l’eliminazione del bicameralismo perfetto fra Camera e Senato,
a causa del quale finora poteva occorrere un’ intera legislatura per approvare
una legge.
La divisione dei compiti ridurrà i tempi, con un notevole risparmio pure in
Termini economici (1,1 miliardi di euro l’anno).
Si riduce anche il numero dei parlamentari del 20%,con un ulteriore taglio di
400 milioni di euro annui.
Il risparmio complessivo potrebbe raggiungere- se non superare – 1,5 miliardi
di euro l’anno,che nell’arco di una legislatura diventano 7,5 miliardi: in pratica,
una mezza manovra economica!
COSTO AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
In Germania il cancelliere Angela Merkel annuncia interventi perché il debito pubblico tedesco ha raggiunto i 17.700 euro per cittadino.In Italia il debito pro capite è di 24.800 euro e da solo rappresenta il 22% della somma dei debiti di tutti i i 25 Paesi membri dell’Unione europea.
Ma c’è chi vorrebbe lasciare le cose come stanno.
Da noi nel 2004 la pubblica amministrazione è costata oltre 148 miliardi di euro: cifra superiore a tutto il gettito dell’Iva, più tutto il gettito dell’Irap, più tutto il gettito dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche, più tutto il gettito dell’Ici, che complessivamente non arrivano a 143 miliardi.
Se dividiamo il totale degli stipendi dei nostri 3.528.000 dipendenti pubblici (che mediamente gravano per 42.016 euro l’anno l’uno) per il numero di abitanti, si ricava che ogni italiano contribuisce con circa 5 milioni delle vecchie lire. A testa. Neonati e bisnonni inclusi. Ma c’è chi vorrebbe lasciare le cose come stanno.
In Italia il lavoro costa 21 euro l’ora. Nemmeno 9 però entrano in tasca al lavoratore: il resto serve a pagare manovre assistenzialiste e l’enorme mano pubblica. Ma c’è chi vorrebbe lasciare le cose come stanno.
La trasformazione dello Stato in senso federale, aggiornando la Costituzione con la Devolution e la responsabilità fiscale a tutti i livelli, può fermare la deriva.
In ossequio peraltro all’art. 28 della Carta dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1793, secondo cui tutte le Costituzioni sono rivedibili, perché nessuna generazione ha il diritto di assoggettare alle sue leggi le generazioni future.
Ma c’è chi vorrebbe lasciare le cose come stanno…
REGIONI AUTONOME PIU’ VICINE
Da sempre le principali regioni ordinarie vedono tornare indietro solo una quota ridotta di quanto i loro cittadini versano allo stato, così che non è infrequente il caso di comuni al confine di regioni autonome che chiedono di entrare a farne parte.
La devolution avvia il processo di avvicinamento delle regioni ordinarie alle autonome, pure se queste ultime acquisiscono la possibilità di interloquire con il parlamento per la riscrittura dei loro statuti (art.116).
FEDERALISMO FISCALE
Il passo successivo cui si stà lavorando, è il federalismo fiscale, che costituirà la benzina della riforma.
Gli amministratori locali diverranno a tutti gli effetti responsabili della spesa.
Se non c’è legame frà entrate e uscite, non si può infatti valutare la qualità dei servizi offerti.
Nessun problema per le regioni meno ricche: la costituzione (art.119) prevede un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Quello che si vuole combattere è che, ad esempio, la regione campania abbia 10 mila dipendenti contro i 3.800 della lombardia ovvero – se li considera utili – la campania può anche tenerli, ma il suo governatore deve farsene carico e reperire i fondi necessari.
Una volta stabilito che allo Stato và una parte limitata del prelievo fiscale, mentre il resto rimane sul territorio, non potrà che innescarsi un meccanismo virtuoso in grado finalmente di bloccare le spese folli che contraddistinguono il settore pubblico (con la garanzia fra l’altro che, se tocca alle regioni trovare le risorse, la lotta all’evasione sarà certamente più incisiva).
E’ dimostrato che più un ente locale può attingere fondi dello stato, più spende per il suo apparato: in lombardia e veneto, dove le province dipendono solo per il 40% da trasferimenti statali, i dipendenti costano 25 euro per abitante; viceversa nelle province della basilicata, dove i trasferimenti rappresentano l’80% del bilancio, il costo arriva a 61 euro.
E’ la cosìdetta “finanza derivata” che spinge gli organi periferici a spendere di più, per ottenere almeno altrettanto il giro successivo.
TESTO DELLA RIFORMA: